Specialità di pesce
Particolarità di terra

Ristoro Terme di San Galigano

Perugia

Via San Galigano, 134
06124 (PG)
(Ampio Parcheggio)

Aperto tutti i giorni

Pranzo: 12:30 - 14:30
Cena: 19:30 - 00:00
Riposo: Martedì

Menù alla carta

Menù d'asporto
Pasqua e Pasquetta 
Aperto Pranzo e cena 🙂

La storia

Il Ristoro “Le Terme di San Galigano” è testimonianza tangibile e diretta delle storiche e omonime terme perugine, elisir e cura di molteplici mali nel passato, grazie al loro magico e sempiterno scorrere di un’acqua benefica, magnesiaca e ferruginosa, a cui tutti accorrevano per placare insopportabili dolori e pestilenze pruriginose. A rendere immortale questo luogo dagli atavici fasti, ci ha pensato la famiglia Garzini, proprietaria dell’immobile, che si è occupata del restauro sotto le linee operative dell’architetto Italo Canonico. Il progetto è nato dalla condivisa volontà di mettere in risalto il forte valore storico dell’edificio, arricchendolo di un quid pluris squisitamente connesso con l’attualità, rendendo in tal modo le terme della dolce vita, un luogo in cui anche i giovani possano respirare quell’antico aroma di vitalità. Il desiderio nasce dal ricordare alcune delle tradizioni della storia di questo luogo magico: riportare al cuor, come suggerisce la radice etimologica del verbo ricordare, l’antica festa ottocentesca di San Giovanni, che un tempo veniva celebrata il 24 giugno di ogni anno, in occasione dell’apertura stagionale delle terme. Si tratta del recupero di una tradizione di paternità tutta perugina, che vedeva coinvolti, in pieno Ottocento, borghesi e popolani, nobili e non, impegnati in feste, pic nic e giochi, tra cui corse di somari, lancio di palloni aerostatici e una “corriera” di cavalli che arrivava fino al cuore pulsante della città, piazza del Soprammuro (attuale piazza Matteotti) e sotto le Logge di San Lorenzo. Molteplici genti, di ogni ceto sociale ed età, tra agi e sollazzi ristoravano in questo luogo, gustando prelibatezze senza tempo, tra cui porchetta, fagioli con le cotiche, crostini alla perugina, torcolo rustico e vino; il tutto condito da danze e melodie popolari, tra cui spiccava, da regina, la fisarmonica. Ci fu un periodo in cui dal Brufani venivano giù a prelevare acqua termale per i propri clienti: si trattava di un liquido tiepido e ferroso, di cui ancora oggi si scorge un fiotto continuo, che sgorga dalla fonte centrale e trova la fine del suo flusso in una cisterna, che lo tiene pronto per l’irrigazione del prato.
Una tempera su carta della metà dell’Ottocento, un acquerello dipinto da Napoleone Verga e conservato all’Accademia di Belle Arti di Perugia, fornisce un accurato affresco delle prelibatezze enogastronomiche e musicali che si potevano assaporare in questo locus amoenus, in occasione della Festa di San Galigano, il santo calzolaio ( “caliga”, si pensi a Caligola, che vale “calzatura” e a “galigarius” corrispondente a “ciabattino”) che si incrocia con la leggenda della spada nella roccia, come manifesto del quieto vivere all’insegna di buon cibo e di un’acqua termale dalle risorse “idorpatiche”. Leggenda narra che lo stesso Lodovico di Baviera, in visita alla sua amante perugina, la marchesa Marianna Florenzi, affetto da lancinanti dolori provocati dai calcoli, abbia bevuto queste acque e ne sia uscito miracolosamente guarito. In circolazione vi è anche una cura, proposta dal medico perugino Giovanni Zucconi, che suggeriva di bere una soluzione aromatica, mischiata con acqua di San Galigano, nella misura di due fiaschi alla fiorentina. L’illustre clinico raccomandava poi di fermarsi presso la locanda delle Terme e mangiare minestre con brodo di capponi o piccioni, lesso, arrosto e pollastro di prima qualità. Le proprietà terapeutiche delle acque erano note sin dal Duecento, ma furono definitivamente accreditate dal medico perugino Annibale Mariotti nella seconda metà del Settecento.
Le Terme nuove vengono erette dal governatore di Perugia Filippo Ghiberti, nel 1635, come suggerisce l’iscrizione latina ancora oggi visibile sull’architrave della porta di entrata, diventando abituale ritrovo estivo dei perugini; tuttavia, col passare degli anni, le acque termali cominciano a scarseggiare: nel 1866 Giovannino Guastaveglia, l’allora gestore del ristorante, si lamenta del graduale scemare del prezioso liquido ferruginoso, così le Terme vengono prima trasformate in bagni pubblici, poi, abbandonate definitivamente nel 1870 e al loro posto si instaura la fabbrica per cartucce da caccia di Luigi Purgotti. Questo fino agli anni 40 del secolo scorso, quando, durante le ultime fasi del secondo conflitto mondiale, diventano la sede del comando tedesco.
Nonostante l’imprevedibile destino, questo magico luogo dai contorni sfarzosi, è rimasto come cristallizzato nel tempo e proprio come una fenice, è tornato a nuova vita, memore del suo antico splendore. I vani al pianoterra, con accoltellato in mattoni, conservano la storica bellezza e la fontana interna, protetta da una vetrata, si erge a protagonista architettonica della struttura, manifestando fieramente il perenne e vivo scorrere di un rigagnolo della tanto blasonata acqua termale. Il porticato, su cui si trovano quattro fontanelle, si apre a tutto tondo sulla parte esterna del ristorante, arredata con tavoli e gazebo e luogo di accoglienza e degustazione di delizie enogastrnomiche.

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